Fenomenologia dei crimini violenti

OMICIDIO


La morte di un uomo cagionata da un individuo per dolo o per colpa, (laddove il dolo corrisponde all’intenzione di commetterlo e la colpa alla negligenza, imprudenza o imperizia di una condotta) corrisponde ad una ipotesi delittuosa ben precisa e codificata nel codice pensale, all’art. 575 
ai sensi del quale “Chiunque cagiona la morte di un uomo è punito con la reclusione non inferiore ad anni ventuno”.
Vi possono essere diversi tipi di OMICIDIO, a seconda della condizione psicologica soggettiva dell’autore dell’omicidio stesso. In base al c.d. elemento psicologico, è possibile parlare di:
- omicidio doloso
- omicidio colposo ed
- omicidio preterintenzionale, quando l'evento morte non è voluto dall'agente, che intendeva percuotere o ledere la vittima, ma dal cui comportamento deriva, in modo preterintenzionale (cioè che va oltre la propria intenzione), la morte.
Assumono denominazioni distinte e connotati psicologicamente differenti, l'uccisione del padre (patricidio), della madre (matricidio), del coniuge (uxoricidio), di bambini (infanticidio), del fratello o sorella (fratricidio), o di una donna/femmina (femminicidio).

FAMILY MURDER
Vengono così definiti gli assassini di massa famigliari, ossia quei soggetti che commettono una strage all’interno del proprio nucleo famigliare.
Il loro profilo criminale è tendenzialmente generico e poco rilevano le condizioni culturali o sociali.
Particolarità: nel nostro sistema possiamo intendere come Family Murder chi uccide almeno due persone, mentre nel sistema americano, secondo i criteri dell’FBI, si considera tale chi uccide almeno tre persone appartenente allo stesso nucleo famigliare.
In entrambi i casi, spesso, vengono coinvolti gli animali domestici (cani in particolare) perché considerati parte della famiglia.
Le cause che inducono ad un atteggiamento patologico di aggressività lesiva definitiva trovano le proprie radici talvolta nel disagio economico,  altre volte in uno stato depressivo particolarmente intenso, esplicitato nella violenza estrema.
Le armi da fuoco risultano essere lo strumento privilegiato per tale tipo di strage, il cui possesso è tipico, ovviamente, di alcune professioni, sommate a situazioni di bassa tolleranza allo stress, di depressione o narcisismo in soggetti psicologicamente vulnerabili.
Vincenzo Mastronardi, criminologo, afferma, inoltre che I family mass murder, infatti, “hanno alcune determinate caratteristiche che li identificano:  se sono adulti si suicidano sempre, se sono invece adolescenti (vedi Erika e Omar) non si suicidano. E sempre presente una miscela esplosiva di tre componenti: bassa tolleranza allo stress, stato depressivo intenso e narcisismo particolarmente accentuato, del tipo ‘a me non la si fa, muoia Sansone con tutti i Filistei’” (v. sito www.doppiadifesa.it).
Il criminale (family Murder) tende a togliersi la vita dopo aver consumato il proprio crimine, il proprio eccidio famigliare.
Il proprio suicidio è tendenzialmente premeditato e coinvolge i parenti come fine estrema delle vite famigliarmente connesse.
A volte il pensiero, a sua volta irrazionale, potrebbe essere quello di non voler lasciare soli, nella sofferenza, i propri cari, dopo la sua morte.
Se, invece, il massacro non è programmato e, quindi, anche il proprio suicidio non lo è, allora le cause di tale tragico gesto possono risiedere nello sfogo di una collera repressa e furiosa, frustrazioni, il cui epilogo sta, appunto, nella conseguente aggressività lesiva definitiva.
Un’altra nota è riferibile al soggetto che commette il Family Mass Murder: se adolescente, non segue, come già riportato sopra, il suicidio.
Noti family mass morder italiani sono stati:

- Pietro Maso che nel 1991 uccise i genitori a sprangate e con vari oggetti contundenti, con l’obiettivo di incassare rapidamente la propria parte di eredità (configurando un omicidio strumentale/finalistico).

- Erika de Nardo che nel 2001, da minorenne, uccise la madre e il fratello più piccolo (con un coltello da cucina), con la complicità dell’allora fidanzato, in assenza di un movente ben preciso, se non per il fatto che la giovane ragazza considerava la propria famiglia un intralcio ai propri desideri e progetti futuri.

- Ferdinando Carretta che nel 1989 uccise padre, madre e fratello a colpi di pistola. Il ragazzo è stato considerato incapace di intendere e di volere.

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