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Visualizzazione dei post da 2017

THE MANSON FAMILY

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Quella di Charles Manson è una storia lunga almeno quanto gli anni di prigione scontati dall’uomo. Manipolatore e organizzatore di crimini sanguinari e particolarmente efferati, viene condannato al carcere a vita per essere stato il mandante di diversi omicidi, ma mai, il diretto e materiale esecutore. Capo spirituale di una comunità hippie , detta, appunto, la Famiglia ( The Family ), riuscì in breve tempo a trasformarla in una vera e propria setta. Perfetto manipolatore, studioso di ipnosi, di psicologia, di tecniche persuasive e, soprattutto di esoterismo, utilizzò il suo carisma per compiere al meglio il suo disegno criminale: far uccidere brutalmente degli innocenti, in nome di un fantomatico complotto. Il complotto cui alludeva era quello inerente un annoso, infondato ed ipotetico conflitto tra bianchi e neri: usava spesso l’epiteto “ Helter Skelter ”, dal titolo di una famosa canzone dei Beattles che, per Manson, conteneva un forte messaggio razziale. Proprio in qu

INVESTIGATORE PRIVATO E INDAGINI DIFENSIVE: registrazioni e microspie

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Le investigazioni difensive, introdotte dalla Legge 7 dicembre 2000 n. 397, costituiscono uno strumento fondamentale per dare piena attuazione al principio di parità tra le parti (accusa e difesa) in un contesto giudiziario di carattere accusatorio. L’art. 7 della sopraccitata Legge ha introdotto nel codice di procedura penale l’art. 327 bis , ove è affermato che le indagini difensive possono svolgersi “ fin dal momento dell’incarico professionale, risultante da atto scritto” (comma 1) e “in ogni stato e grado del procedimento ”. Si perfeziona, in tale modo, il “ diritto di difendersi provando ” i cui assetti strutturali si snodano nella tipizzazione delle attività investigative, nelle modalità di documentazione dei risultati e, infine, nei paradigmi di utilizzazione degli stessi [1] . Una facoltà, questa, estremamente garantista per tutte le parti del processo e, soprattutto, in piena attuazione dei dettami costituzionali: dai principi garantisti di cui all’art.

JEFFREY LIONEL DAHMER: IL CANNIBALE DI MILWAUKEE

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Noto con l’appellativo di Cannibale (o Mostro) di Milwaukee, Jeffrey Lionel Dahmer è stato un serial killer statunitense cui sono stati attribuiti diciassette omicidi commessi tra i suoi 18 e 31 anni di età e, precisamente tra il 1978 e il 1991. A rendere particolarmente spaventosa la vicenda, oltre al dato numerico relativo alle vittime, sono i metodi utilizzati dallo stesso per uccidere e, soprattutto, per l’attitudine comportamentale del killer successiva agli eventi: morti feroci e violente accompagnate da smembramenti dei corpi delle vittime e dai relativi occultamenti, da atti di violenza necrofila, squartamenti e, soprattutto, da atti di cannibalismo. Dedito all’uso ed abuso di alcool già in età preadolescenziale, si è dimostrato attratto alla morte sotto ogni suo aspetto: da quella degli animali (dei quali recuperava i corpi per seppellirli od utilizzarli per spaventare amici od estranei) a quella delle persone (verso le quali alimentava fantasie sessuali necrofile).

BREAK THE SILENCE

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Quando la misoginia è donna Asia Argento Una teoria psicologica fa derivare il comportamento aggressivo direttamente dalla frustrazione , da intendersi come ogni impedimento, ogni ostacolo che frena il raggiungimento di un obiettivo (John Dollard, aggressività e frustrazione 1939). E se aggressiva è la condotta di chi abusa sessualmente di una persona, altrettanto aggressiva potrà essere la condotta di chi accusa le vittime di aver millantato una violenza sessuale o uno stupro, appunto, senza conoscere concretamente i fatti e senza avere la benché minima cognizione in materia.   È un giudizio che si basa su un pregiudizio. E quando il pregiudizio (e la conseguente aggressività, sia pur verbale) è esercitata da una donna nei confronti di un’altra donna, forse è ancor più sintomo di una frustrazione endemica. Se un’attrice già ricca e famosa dichiara di aver subito una violenza sessuale diversi anni fa, sull’onda di un incendio mediatico internazionale nel cui rogo bruc

FEMMINICIDIO, ANCORA.

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Femminicidio,ancora. Una triste realtà ed una dura conferma. Segno che qualcosa non muove verso la giusta direzione. Segno di una società che, molto probabilmente, è sempre meno ancorata ai minimi parametri della civiltà. Si è parlato di odio misogino ( qui ) come di un atteggiamento che deriva dal pregiudizio , ossia da un preconcetto negativo riversato nei confronti delle donne. Ed ecco, il femminicidio come tragico epilogo di una successione di violenze, verbali e fisiche, commesse dall'uomo nei confronti di una donna. E come già detto in tema di femminicidio ( qui ) molto spesso l'uccisione di una donna è preceduta da una serie di altri delitti, preludio della condotta omicida. Tolti i casi di raptus omicida (spesso scongiurati) o di uccisioni estemporanee (ad esempio relative a vittime con le quali non si avevano rapporti o che non si conoscevano), spesso si tratta dell'evoluzione e della degenerazione di rapporti malati, patologici e preoccupanti. Spesso

Ecco la storia della tortura nell’ordinamento italiano.

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Urlo - E. Munch (1893) Nel 1984 l’ONU adotta la Convenzione contro la tortura altre pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, rendendo così concreta la proibizione della tortura . Nello stesso tempo invitava gli Stati aderenti ad adottare ogni misura necessaria per prevenire e lottare contro le torture e per difendere l'integrità fisica e spirituale delle persone private della loro libertà. Anche l’Italia dal momento della ratifica di tale convenzione (avvenuta nel 1988) ha assunto direttamente   gli obblighi da essa derivanti. Tuttavia , nonostante l’impegno formalmente intrapreso, nel codice penale italiano non è mai stato introdotto il reato di tortura . Ma come mai? Per capirlo occorre necessariamente considerare l’evoluzione del concetto di tortura e dei riferimenti ad essa relativi. In passato (e in taluni Stati ancora oggi) il ricorso alla tortura era diretto a ricavare informazioni da parte di persone catturate oppure imprigionate. Oggi, tortura è “ qu