L'OMICIDIO STRADALE

Un ignominioso alterco con la vita
La storia appartiene alla più nera cronaca cittadina, sconvolge le vite e fa puntare velocemente il dito al coro di “Mostro, mostro!”. La realtà fa trasparire quelle atmosfere pessimiste e becere tipiche delle narrazioni del Naturalismo del XIX secolo. Quella degli autori francesi che volevano descrivere la realtà, spesso triste e cruda.
Domenico Diele, attore non ancora giunto all’apice del proprio successo, ma sicuramente sulla buona strada (vista la bravura ed il calibro degli artisti con i quali ha lavorato: da Castellitto alla Buy, da Accorsi a Pierfrancesco Favino), la notte tra venerdì 23 e sabato 24 giugno ha investito con la sua auto una donna in scooter, cagionandone la morte.
Emergerà, poi, che l’attore aveva assunto sostanze stupefacenti e, soprattutto, che non avrebbe dovuto guidare, poiché la patente gli era stata sospesa (per precedente guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti).
Quindi l’ipotesi è proprio una di quelle “scolasticamente” previste dal Codice Penale, per di più aggravata in primis dall’aver trasgredito al divieto di guida e poi dall’aver assunto sostanze stupefacenti.
In questa storia la vittima è - Ilaria Dilillo – una donna uccisa per mano di chi, pur non volendo l’evento, per colpa, l’ha comunque determinato; la vittima non è Domenico Diele, che resta l’autore di un fatto grave, previsto dalla legge come reato.
Che poi dietro ci siano tutte le riflessioni morali e di opportunità da farsi, nulla quaestio. Ma poco conta che fosse un bravo attore, dal viso pulito e per bene. Contano i fatti. Conta la vita spezzata di una donna. Conta l’uragano impetuoso che si è scagliato nelle vite di chi resta: del padre, degli amici, di un ipotetico compagno.
E poi il polverone sulla concessione (o meno) degli arresti domiciliari e sull’applicazione del braccialetto elettronico antievasione. A parte che il ruolo del magistrato è quello di applicare la legge, interpretandola secondo canoni ben precisi e determinati.
Quindi, se è stato deciso di optare per gli arresti domiciliari in luogo della detenzione in carcere, dobbiamo presumere e confidare che questa sia la decisione corretta.
Ma gli arresti domiciliari hanno la stessa funzione della detenzione carceraria?  
Innanzitutto è bene ricordare che gli arresti domiciliari (ex art. 284 c.p.p.) sono una misura cautelare esperita nelle more di un giudizio (cioè prima che si giunga ad una sentenza definitiva di condanna). Non bisogna confondere tale misura con la detenzione domiciliare, che invece segue una condanna definitiva. La natura degli arresti domiciliari è dunque legata ai tempi necessari per portare a maturazione una decisione. Di condanna o di assoluzione.
Non si tratta, qui, di giocare con la semantica. Quando si è rinchiusi tra i propri limiti, quando si è costretti a fare i conti con la propria coscienza e con i sensi di colpa ma, soprattutto, con la giustizia, si è comunque in galera. Una galera fatta di assenze, di incubi; un limbo di fronte al quale non vi sono restrizioni di tempo o di spazio che tengano.
Inutile dire che, se si guarda all’evento cagionato e alle modalità con le quali è avvenuta la morte di questa povera donna, ogni soluzione sembrerebbe inadeguata e insufficiente a renderle giustizia.
Tuttavia, iniziamo ad accontentarci delle soluzioni previste dalla legge che, se adeguatamente applicate, assolvono alla loro naturale funzione garantista e di tutela sociale. Per il resto, operino le coscienze.   


L'OMICIDIO STRADALE

La legge 41 del 23.03.2016 ha inserito nel Codice Penale l’autonoma fattispecie di OMICIDIO STRADALE, da intendersi come autonoma evoluzione della già nota fattispecie di omicidio colposo, ma riferite alla violazione di norme contenute all’interno del Codice della Strada.

Tale norma contiene l’astrazione di tre differenti ipotesi:

  1. Un soggetto determina, per colpa, la morte di una persona in conseguenza della violazione delle norme contenute all’interno del Codice della Strada; in tale caso la pena prevista è della reclusione da 2 a 7 anni.
  2. Un soggetto determina la morte di una persona, per colpa, ponendosi alla guida di un veicolo a motore sotto l’effetto di sostanze alcoliche (con tasso alcolemico superiore a 1,5 g/l) o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope che ne determinano una alterazione psico-fisica; in tale caso la pena prevista è la reclusione da 8 a 12 anni.
  3. Un soggetto determina la morte di una persona, per colpa, ponendosi alla guida di un veicolo a motore sotto l’effetto di sostanze alcoliche (con tasso alcolemico compresa tra 0,8 e 1,5 g/l) o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti o psicotrope che ne determinano una alterazione psico-fisica; in tale caso la pena prevista è la reclusione da 5 a 10 anni.

Vi sono poi varie ipotesi di volta in volta esaminate relative a circostanze quali: 

  1. attraversare un'intersezione con semaforo rosso o circolare contromano;
  2. inversione del senso di marcia in prossimità o in corrispondenza di intersezioni, curve o dossi;
  3. sorpassare un veicolo in corrispondenza di un attraversamento pedonale o di una linea continua;

Il legislatore ha inoltre previsto delle particolari circostanze aggravanti al verificarsi delle quali le pene sono aumentati. Si tratta del caso in cui il conducente del veicolo cagioni, per colpa la morte di un soggetto, quando non avrebbe potuto essere alla guida perché senza patente o perché quest’ultima gli era stata sospesa o revocata. O ancora il caso in cui il veicolo sia sprovvisto di assicurazione obbligatoria.

Inoltre nella terribile ipotesi in cui il conducente si dia alla fuga, dopo aver cagionato per colpa la morte di un soggetto, la pena è aumentata da un terzo a due terzi.

Inoltre, nei casi per i quali la legge prevede la pena della reclusione da 8 a 10 anni è previsto l’arresto obbligatorio in flagranza di reato. Laddove, nelle altre ipotesi (con pena minore) l’arresto è facoltativo.

NB: sull'omicidio stradale consiglio:
OMICIDIO STRADALE E LESIONI PERSONALI STRADALI GRAVI O GRAVISSIME: DA UN DIRITTO PENALE "FRAMMENTARIO" A UN DIRITTO PENALE "FRAMMENTATO" di Antonella Massaro (in Diritto Penale Contemporaneo, ed. L. Santa Maria, reperibile qui

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