FASCISMO ED APOLOGIA DI REATO

Il tema dell’apologia di fascismo è emerso nella cronaca di questi giorni in relazione all’esposizione, all’interno di un bar, dell’immagine di Mussolini unita ad uno slogan presumibilmente di stampo fascista. È opportuno dunque, cercare di capire il confine tra libertà di manifestazione del proprio pensiero e realizzazione di un fatto preveduto dalla legge come reato. 
da Il Giornale, qui
 
da Repubblica.it qui
La XII Disposizione Transitoria e Finale della Costituzione Italiana afferma che è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista. E si ha “riorganizzazione del disciolto partito fascista quando una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, principi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista” (L. 645/1952 c.d. Legge Scelba).
Cosa significa fare apologia?
Fare apologia significa effettuare un discorso in difesa di qualcosa o di qualcuno. Di per sé non v’è nulla di illecito nel prendere posizioni in riferimento a qualcosa o qualcuno. Anzi, prendere una posizione o difendere qualcuno significa agire secondo logiche inerenti la propria cultura od il proprio sentire logico. Ed è tutto molto relativo. Tuttavia, fare apologia (cioè, appunto, prendere le difese di qualcosa o qualcuno…), in specie, può sfociare in reati perseguibili per legge. Parlando di fascismo, qualche nostalgico ancora resiste. Qualcuno inneggia e spera in una nuova fascitizzazione della realtà. Qualcun altro glorifica le gesta di chi ha applicato leggi raziali e discriminatorie.

Tuttavia, auspicare, inneggiare e glorificare il fascismo lo si può pensare, lo si può sperare, ma non lo si può dire. Non è possibile, nel nostro Paese e, dunque, nel nostro ordinamento, fare apologia del fascismo. In tal senso, fare apologia significa prendere le difese, esaltare e glorificare un’ideologia politica. E non una dottrina politica qualunque. La Ratio della Legge Scelba, così come illustrato nella sentenza della Corte costituzionale del 16.01.1957 sta, non tanto nel negare ad alcuno la libertà di pensiero o di associazione e, dunque, di negare diritti costituzionalmente garantiti; bensì, nell’impedire che, elogiando, glorificando ed esaltando le gesta dell’ormai sciolto partito fascista, si possa giungere a riorganizzare lo stesso partito od un partito della stessa indole.

Laddove per “gesta” sono comprese, ad esempio, le leggi fascistissime del 1925/1926, le leggi razziali del 1938, il “Manifesto degli scienziati razzisti” e tutta una serie di limitazioni delle libertà fondamentali che vedono nelle limitazioni alle libertà di pensiero, di comunicazione, di espressione e di stampa, il loro culmine.  In tal senso era pacifico che l’art. 4 della Legge Scelba non violasse in alcun modo l’art. 21 della Costituzione e, dunque, una delle libertà ripristinate dopo la caduta del Regime e lo scioglimento del partito fascista. E poi il vituperio delle deportazioni di massa, volto al conseguente  sterminio, che ha visto in Hitler l’ignobile teorico e, nel fascismo, il più fedele collaboratore.
discorso di Mussolini a Trieste – la coscienza razziale e il problema ebraico
Il fascismo, così come molti regimi dittatoriali, non è nato da un momento all’altro, ma rappresenta il culmine di uno stillicidio privativo delle libertà fondamentali, a poco a poco annientate e compensate da restrizioni sociali prima e legislative poi, sempre più incisive. Prima di procedere allo sterminio, furono tantissimi, infatti, i provvedimenti intrapresi contro alcune minoranze e contro gli Ebrei soprattutto.
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Si riporta integralmente il discorso di Liliana Segre, senatrice a vita nominata da Mattarella, una vecchia signora con i numeri di Auschwitz tatuati sul braccio come ella stessa si definisce, perché rende perfettamente l’idea di ciò cui la cultura e la memoria devono auspicare:


Intervento della Senatrice Liliana Segre - giugno 2018
“Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, colleghi senatori, prendendo la parola per la prima volta in quest’Aula non possa fare a meno di rivolgere innanzitutto un ringraziamento al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il quale ha deciso di ricordare l’ottantesimo anniversario dell’emanazione delle leggi razziali, razziste, del 1938 facendo una scelta sorprendente: nominando quale senatrice a vita una vecchia signora, una persona tra le pochissime ancora viventi in Italia che porta sul braccio il numero di Auschwitz. Porta sul braccio il numero di Auschwitz e ha il compito non solo di ricordare, ma anche di dare, in qualche modo, la parola a coloro che ottant’anni orsono non la ebbero; a quelle migliaia di italiani, 40.000 circa, appartenenti alla piccola minoranza ebraica, che subirono l’umiliazione di essere espulsi dalle scuole, dalle professioni, dalla società, quella persecuzione che preparò la shoah italiana del 1943-1945, che purtroppo fu un crimine anche italiano, del fascismo italiano. Soprattutto, si dovrebbe dare idealmente la parola a quei tanti che, a differenza di me, non sono tornati dai campi di sterminio, che sono stati uccisi per la sola colpa di essere nati, che non hanno tomba, che sono cenere nel vento. Salvarli dall’oblio non significa soltanto onorare un debito storico verso quei nostri concittadini di allora, ma anche aiutare gli italiani di oggi a respingere la tentazione dell’indifferenza verso le ingiustizie e le sofferenze che ci circondano.  A non anestetizzare le coscienze, a essere più vigili, più avvertiti della responsabilità che ciascuno ha verso gli altri. In quei campi di sterminio altre minoranze, oltre agli ebrei, vennero annientate. Tra queste voglio ricordare oggi gli appartenenti alle popolazioni rom e sinti, che inizialmente suscitarono la nostra invidia di prigioniere perché nelle loro baracche le famiglie erano lasciate unite; ma presto all’invidia seguì l’orrore, perché una notte furono portati tutti al gas e il giorno dopo in quelle baracche vuote regnava un silenzio spettrale. Per questo accolgo con grande convinzione l’appello che mi ha rivolto oggi su «la Repubblica» il professor Melloni. Mi rifiuto di pensare che oggi la nostra civiltà democratica possa essere sporcata da progetti di leggi speciali contro i popoli nomadi. Se dovesse accadere, mi opporrò con tutte le energie che mi restano. Mi accingo a svolgere il mandato di senatrice ben conscia della mia totale inesperienza politica e confidando molto nella pazienza che tutti loro vorranno usare nei confronti di un’anziana nonna, come sono io. Tenterò di dare un modesto contributo all’attività parlamentare traendo ispirazione da ciò che ho imparato. Ho conosciuto la condizione di clandestina e di richiedente asilo; ho conosciuto il carcere; ho conosciuto il lavoro operaio, essendo stata manodopera schiava minorile in una fabbrica satellite del campo di sterminio. Non avendo mai avuto appartenenze di partito, svolgerò la mia attività di senatrice senza legami di schieramento politico e rispondendo solo alla mia coscienza. Una sola obbedienza mi guiderà: la fedeltà ai vitali principi ed ai programmi avanzatissimi – ancora in larga parte inattuati – dettati dalla Costituzione repubblicana. Con questo spirito, ritengo che la scelta più coerente con le motivazioni della mia nomina a senatrice a vita sia quella di optare oggi per un voto di astensione sulla fiducia al Governo. Valuterò volta per volta le proposte e le scelte del Governo, senza alcun pregiudizio, e mi schiererò pensando all’interesse del popolo italiano e tenendo fede ai valori che mi hanno guidata in tutta la vita”.
Sulla Storia del Fascismo c'è davvero di tutto. Tuttavia, per non dimenticare, consiglio i testi e gli articoli riportati dal sito dell'ANPI  (clicca qui!) che trovo abbastanza completo, semplice e diretto.

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