BABY REINDEER: la vera storia dello stalking ai danni dell’attore Richard Gadd.
41mila mail, 350 ore di vocali, 744 post su X, 46 messaggi su Messenger e 106 pagine di lettere: ecco come l’attore Richard Gadd è stato oggetto dell’attenzione, morbosa e, invalidante, di una stalker.
Il titolo della serie tv Netflix - Baby Reindeer (letteralmente, piccola renna)rende bene
l’idea ed il concetto di stalking, ossia, quello
di “cacciare una preda”, una piccola renna, in questo caso perfettamente
rappresentata dall’attore Richard Gadd.
Netflix porta sugli schermi una storia
vera che vede l’attore, suo malgrado, protagonista nonché vittima anche nella
realtà.
Gadd interpreta Donny Dunn un giovane
attore comico in cerca di affermazione che, per vivere, lavora come barista in
un locale.
Un giorno, per una pura fatalità, incontra
Martha, un’avvocata quarantenne, sorridente, simpatica e particolarmente
brillante alla quale l’uomo offre un tè caldo.
Quella gentilezza innescherà nella mente
di Martha, stalker seriale, un contorto meccanismo che la fa sentire
desiderata, corteggiata e amata.
La risata di Martha entra come un vortice
nella testa di Donny, il quale inizia a simpatizzare per la ragazza e a
vederla come una presenza che allevia, con il suo umorismo e la sua simpatia,
le sue giornate e, in parte, il malessere derivante dal fallimento
professionale.
Tuttavia, Martha comincia a mettere in
atto i meccanismi tipici dello stalker che portano, come noto, ad un
cambiamento delle abitudini di vita in seno alla vittima.
Senza addentrarsi nelle dinamiche della
serie (onde evitare ogni tentativo non voluto di spoiler) si vuole qui
trattare il tema degli atti persecutori sotto il profilo criminologico
dell’autore (o autrice).
Lo stalking rappresenta, di fatto, una
dipendenza (dell’altro) che emerge come conseguenza di un rifiuto.
Infatti, tendenzialmente, lo stalker
idealizza il comportamento della propria vittima la quale, in un primo momento,
potrebbe aver collaborato nell’attrarre a sé lo stalker stesso.
Di fatto, nello stalker permane,
comunemente, un vero e proprio vuoto (affettivo) che tende ad essere colmato
attraverso comportamenti idealizzati messi in atto dalle vittime.
Ai sensi dell’art. 612-bis del Codice
penale, chiunque,
con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un
perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato
timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al
medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad
alterare le proprie abitudini di vita.
La pena è aumentata se il fatto è commesso
dal coniuge, anche separato o divorziato, o da persona che è o è stata legata
da relazione affettiva alla persona offesa ovvero se il fatto è commesso
attraverso strumenti informatici o telematici.
Il reato di stalking deve, dunque,
comportare un mutamento delle proprie abitudini di vita: ciò significa che la
presenza dello stalker ingenera nella vittima ansia e paura tali da indurlo a
modificare la propria vita per evitare di incontrarlo. Ed è chiaro che, evitare
di incontrarlo implica, a sua volta, la paura che da questo incontro possa
derivare pericolo per sé o per un proprio caro.
Ma dal punto di vista criminologico, chi è lo stalker? Che vissuto ha e, soprattutto cosa può arrivare a fare?
Come accennato poco sopra, sicuramente lo
stalker deve colmare quei vuoti affettivi, pertanto, il proprio vissuto
potrebbe – se non annunciarne la pericolosità, quanto meno, aiutare a capirne
l’essenza.
È possibile, altresì, affermare che lo
stalker è sempre convinto di richiedere quelle attenzioni che reputa di
meritare, al punto da non comprendere le ragioni di un rifiuto.
Alla base vi è sempre una costante ossessiva, così come descritta nel DSM-V, che
alimenta le proprie fantasie, che possono essere di natura amorosa, di
rabbia, frustrazione o vendetta nei
confronti della vittima prediletta.
Il pensiero ossessivo, verso la vittima, è
costante: esso corrisponde a pensieri, immagini o impulsi intrusivi che
generano ansia e sono vissuti come disturbanti e inappropriati e sono definiti
“egodistonici” ossia lontani dal concetto di sé.
L’oggetto della propria ossessione diventa
protagonista, allo stesso tempo, delle proprie paure, in primis, della paura
dell’abbandono: soffrendo di una palese dipendenza affettiva, lo stalker non
può sopportare il distacco che la vittima cerca di creare nei suoi confronti.
E allora ecco che l’autore dei
comportamenti persecutori, sentendosi vittima del suo stesso atteggiamento,
inizia a sviluppare un forte desiderio di vendetta che lo spinge a voler punire
la sua preda così come chiunque possa interporsi tra loro e che, di fatto,
viene percepito come ostacolo da arginare.
Paul Mullen, docente di Forensic
Psychiatry alla Monash University di Melbourne (Mullen, Pathè, Purcell,2000
et 2003) ha affermato che gli stalkers possono essere inquadrati
nelle seguenti categorie:
stalker “respinto”
generalmente un ex rifiutato che attua
comportamenti persecutori come risposta all’abbandono ed il suo intento è
riallacciare una relazione con la sua vittima.
stalker “cercatore d’intimità”
questa tipologia di persecutore è attratta
fortemente dalla propria vittima, spesso nel convincimento che la stessa contraccambi
il sentimento. Infatti, tende a non capacitarsi del rifiuto, ritenuto immotivato
e sempre dovuto a cause esterne.
stalker “corteggiatore inadeguato”
colui o colei che cerca di instaurare con
le prede/vittime una relazione sentimentale, o anche solo amicale, che tuttavia
non riesce ad instaurare a causa dell’inadeguatezza comportamentale. Inizia,
pertanto, una condotta persecutoria particolarmente intensa, volta alla conquista
della vittima.
stalker “rancoroso”
a differenza delle ipotesi descritte in
precedenza, il rancoroso è mosso dal desiderio di vendetta, percependo sé
stesso come la vittima di una situazione fortemente ingiusta. La sua è una
vittima che può essere intesa come la rappresentazione di una figura del
passato che lo ha umiliato, deriso o bullizzato. Tra le tipologie descritte da Mullen
risulta tra quelle più pericolose poiché può arrivare ad essere aggressivo e
particolarmente violento.
stalker “predatore”
desidera intrattenere rapporti sessuali con
la propria vittima, che viene accuratamente selezionata, inseguita e
perseguitata ovunque: la condizione di paura che innesca nella persona oggetto
del suo desiderio carica fortemente la sua fame di potere, facendogli
raggiungere livelli di eccitazione molto alti.
Spesso, al disturbo ossessivo sono
compresenti altri disturbi o parafilie di natura sessuale, ad esempio di spettro
feticistico, sadico o voyeuristico. Solitamente si tratta di soggetti con alle
spalle significativi precedenti di natura penale per delitti della stessa
indole, e possono spingersi verso gravi violenze private e sessuali.
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