Dal movente passionale ai rancori personali: la semantica del Femminicidio

“La mia pittura è per ferire, per graffiare e colpire il cuore delle persone. Per mostrare ciò che l’Uomo fa contro l’Uomo” - Oswaldo Guayasamin (pittore equadoriano)
I dati forniti dal Capo della Polizia Gabrielli evidenziano come i femminicidi siano in calo del 40% (nel 2017) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (2016). Si parla di 29 vittime. Vittime nei confronti delle quali viene brutalmente riversato il proprio rancore personale (e meno, stando ai dati, un movente passionale. sul tema, vedi qui).
Il femminicidio è il culmine di un iter violento perpetrato dall’uomo e subìto, troppo spesso passivamente, dalle donne.  Una violenza consumata al fine di ripristinare un arcaico potere sulla donna, che alimenta quella voglia di controllo tipica dell’uomo violento e che annienta totalmente l’autonomia fisica (e psicologica) della donna.

Eppure meno di un mese fa usciva questo articolo:
Due settimane fa si parlava di “un massacro che non si arresta”, oggi, di calo.
Come già detto in tema di odio misogino e femminicidio (qui), l’omicidio di una donna con la quale si hanno relazioni sentimentali o sessuali, costituisce la parte prevalente degli omicidi di genere.
Che si parli di “movente passionale” o di “rancori personali” poco importa.
Come faceva notare Linda Laura Sabbadini (ex direttore del Dipartimento per le statistiche sociali ed ambientali dell’Istat), "I femminicidi sono la punta dell'iceberg. Dobbiamo comprendere tutte le manifestazioni di violenza di genere, fenomeno endemico e gravissimo che accomuna l'Italia al resto del mondo" (vedi qui).
È lo stesso istituto nazionale di statistica a fornire dati (qui) inerenti i fattori di rischio. Tra questi:
  • Il basso livello socio economico
  • L’abuso di alcool da parte dell’autore della violenza
  • Storie di abusi e violenze nell’infanzia (dell’abusante)
Su quest’ultimo punto, proprio in linea con la teoria dell’apprendimento sociale (vedi qui), gli uomini che hanno assistito a episodi di violenza (ad es. del padre nei confronti della propria madre…) hanno più probabilità di diventare, da adulti, partner violenti. Si parla infatti di trasmissione intergenerazionale e di ciclo della violenza: la violenza, dunque, si trasmette tra le generazioni.
Un passo in avanti in tema di violenza verso le donne deriva sicuramente dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne: essa riconosce la violenza sulle donne come una violazione dei diritti umani e come atto di discriminazione (per approfondimenti, qui).
Richiamando la Sabbadini, dunque, non serve finire ammazzate per alimentare le statistiche.
Problema sensibile, inoltre, è quello relativo alla tutela degli orfani che il femminicidio crea: il figlio di una donna uccisa ad opera del proprio padre, perde, in una sola occasione, entrambi i genitori.
*** *** ***
Durante il convegno Switch-off sugli “orfani speciali” alla Camera dei Deputati (settembre 2016) è stata sollevata per la prima volta la questione sull’intervento, sostegno e collocamento degli orfani vittime di femminicidio (ma anche per orfani di guerra e orfani di vittime del terremoto).
In particolare, per i figli delle vittime di femminicidio, è stata approvata alla Camera una legge che, oltre a prevedere il gratuito patrocinio nei procedimenti penali e civili, prevede assistenza psicologica gratuita, sostegno economico per il diritto allo studio, e, in taluni casi, la possibilità di attivare un iter semplificato per il cambio del proprio cognome.
Il provvedimento, ad oggi ancora fermo al Senato, si spera trovi al più presto un punto di incontro tra i vari schieramenti, proprio per la natura particolarmente delicata, dei diritti in esso contenuto. (vedi qui).

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